mercoledì 5 luglio 2017

Intervista a Pietro Tulipano

Cari lettori, da oggi rinnovo la mia rubrica "Interviste", prima dedicata solo a me e ai miei romanzi, da oggi, invece, anche ad alcuni autori. Il primo che vi presento è Pietro Tulipano, classe 1992 che ringrazio per la disponibilità.  Nel 2012 ha vinto il terzo premio al concorso '69-'80 Anni dell'odio. Riflessioni sulla violenza nelle manifestazioni pubbliche a partire dagli anni di Piombo, indetto dalla provincia di Milano. Ha frequentato un corso di scrittura creativa presso il Centro Cultura di Milano (Scuola Flannery O'Connor). Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo per Astro Edizioni, "I quattro regni".





1)      Chi è Pietro nella vita di tutti i giorni?

Uno studente universitario di storia come tanti altri. Uno di quelli che arrancano verso gli esami studiando i vari manuali in programma, cercando di memorizzare tutto il memorizzabile ripetendosi il mantra “Ce la posso fare! Ce la posso fare!”.
Oltre a questo sono un grandissimo appassionato di libri, ho sempre almeno un libro in lettura. Per me passare interi periodi, anche se brevi, senza leggere qualcosa è semplicemente impensabile. Sono anche un grande appassionato di cinema, di quelli a cui piace vedere e rivedere anche film che conosce a memoria cercando ogni volta di catturare un particolare in più o di adottare una chiave di lettura sempre diversa.

2)      Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?

Difficile a dirsi. Da che ho memoria mi è sempre piaciuto. Perfino a scuola quando ci davano da fare come verifica scritta un racconto o un saggio per me era una festa, e mi ci impegnavo tantissimo. Benedico i temi scolastici con tutto il cuore, è con loro che ho avuto le più grandi soddisfazioni negli anni della scuola.
Passando alla scrittura di romanzi, credo fosse inevitabile che prima o poi tentassi questa strada. Ho sempre scritto dei diari in cui annotare, più che le mie attività giornaliere, i pensieri che mi capita di fare durante la giornata. Prima o poi tutto questo bisogno di scrivere sarebbe inevitabilmente confluito nel progetto di un romanzo.

3)      Ti va di presentare brevemente il tuo romanzo? Come mai hai scelto di scrivere un fantasy?

Il mio libro è un tentativo di unire la tradizione classica del fantasy con tematiche che io sento attuali e importanti, una rivisitazione in chiave moderna dei classici di questo genere. Genere per cui ho sempre avuto un debole; nella mia personale concezione affonda la sue origini nella mitologia non solo nordica, ma anche greca e quindi romana. Il fantasy poi, si presta particolarmente bene a chi, come me, vive male i limiti. Un filone letterario che fa della fantasia la sua caratteristica di punta offre possibilità pressoché illimitate. Certo, la storia in sé deve avere una coerenza e tutto deve essere “fantasiosamente verosimile” ma tolto questo, lo scrittore ha una libertà assoluta. È questa peculiarità del genere che credo mi abbia fatto propendere per lui, concede una grande evasione dalla realtà; eppure nel suo allontanarsene ci aiuta ad indagarla e comprenderla meglio.

4)      Quali messaggi ti interessa far trapelare nella tua storia?

Questa domanda è forse la più importante che potessi farmi, il che ovviamente significa che è anche quella che mi mette più in difficoltà. Ricollegandomi a quanto detto sopra, il fantasy permette ampia libertà di manovra nel creare personaggi e situazioni che possano simboleggiare i più svariati aspetti della vita e dell’essere umano. Questo mio primo libro lo definirei un inno all’amicizia, alla lealtà, alla voglia di conoscere sé stessi e migliorarsi e in un certo modo anche alla moralità. Perché nonostante la morale sia condizionata molto dal luogo e dall’epoca in cui si forma, credo che alla fine si possa trovare un minimo comun denominatore fatto di principi condivisibili per tutti o quasi.

5)      Dove hai tratto ispirazione nella costruzione del mondo fantastico descritto nel tuo romanzo?

Da studente di storia, la primissima fonte di ispirazione per me è stata questa materia. Ho traslato nel mio mondo immaginario molti eventi del nostro passato, alcuni anche recenti, e così ho avuto anche l’occasione di riflettere sulle nostre scelte, buone o cattive che fossero. Ovviamente è presente anche una forte influenza del fantasy più classico (quello “alla Tolkien”) con cui sono cresciuto e che credo mi abbia inevitabilmente condizionato, anche se io preferisco dire ispirato. Ho inserito anche qualche aspetto caratteristico in onore a tale tradizione del genere nonché un tributo specifico che credo coglierà chiunque lo vorrà leggere.

6)      C’è uno scrittore in particolare al quale fai riferimento quando scrivi o che ti ha trasmesso la passione per il genere che scrivi?

Devo ricordarmi di leggere a ogni domanda anche quella successiva prima di rispondere. Poi divento ripetitivo e vi annoio tutti. Come detto sopra, l’autore che più ha influito su di me è senza dubbio Tolkien, che io al pari di molti altri considero il padre di questo genere. In seguito ho letto libri di altri importanti scrittori fantasy che ho adorato tanto quanto, ma ero già più grande. Per me l’iniziatore è stato il professore.

7)      Al giorno d’oggi non è facile per uno scrittore riuscire a emergere nel mondo editoriale: c’è chi si affida al self publishing, chi alle piccole e medie case editrici, chi alle agenzie letterarie… alla luce della tua esperienza cosa consiglieresti a uno scrittore che si affaccia per la prima volta nel mondo dell’editoria?

Quelle che hai elencato le considero tutte valide scelte. Il self publishing per certi aspetti può presentare qualche complicazione dato che bisogna curare anche la parte grafica del libro e io ad esempio non ne sarei capace. Per quanto riguarda le case editrici, in molti sperano di sfondare al primo colpo con un colosso come può essere la Mondadori o chi per lei. Per carità, se capita, bene; ma invito a non avvilirsi davanti ai rifiuti e a non disdegnare le realtà più piccole in base a una serie di motivi.
Per iniziare le grandi case editrici sono quasi tutte in crisi, non vendono più come in passato e quindi sono in calo. Credo che la logica che spinge i colossi a ignorare gli esordienti per puntare sui soliti noti sia un tentativo di fermare questa tendenza al ribasso con vendite garantite. In tutte le realtà enormi poi, si corre il rischio di diventare un numero e che venga quindi a mancare un rapporto bello e costruttivo tra scrittore e editore. Di contro, le case editrici più piccole, se crederanno in voi, vi seguiranno più da vicino e potrete avere uno scambio diretto con tutte le persone che ci lavorano, e si impara parecchio.
Chiuderò con un’ovvietà che non mi stanco mai di ripetere: puntate sulla serietà e l’affidabilità delle persone con cui collaborate.

8)      Pensi che sia importante frequentare una scuola di scrittura creativa per chi vuole approcciarsi a scrivere un romanzo? Tu ne hai frequentata una: ti andrebbe di raccontare la tua esperienza?

È stata una bella sorpresa per me. Prima di tutto devo dire che per quanto mi riguarda non esiste scuola che insegni a scrivere. Se si vuole imparare si devono fare solo tre cose: leggere, leggere e leggere. Detto ciò, i corsi di scrittura creativa sono fantastici per affinare il proprio stile, mettersi in gioco, avere riscontri e, soprattutto, essere stimolati. Grazie a quella scuola sono nati molti racconti che altrimenti forse non avrei scritto. Uno di questi mi sta a cuore al punto che mi piacerebbe trasformarlo in un breve romanzo.

9)      Ti piacerebbe fare della scrittura una vera e propria professione o lo consideri un semplice hobby?

Sarebbe uno dei miei sogni più grandi! Poter vivere di quello che scrivo magari svolgendo anche altre attività del campo, mi piacerebbe molto ad esempio poter diventare editor un giorno.

10)   Quali sono i tuoi futuri progetti letterari?

Ne ho parecchi, speriamo di riuscire a realizzarli tutti. Ho ancora un fantasy e mezzo (il secondo lo sto scrivendo) che mi piacerebbe pubblicare, sono entrambi collegati a “I quattro regni” anche se è autoconclusivo. Un altro libro sarebbe il romanzo breve ispirato al racconto di cui parlavo prima, sarebbe un fantasy anche questo ma con un taglio molto esistenzialista e che indaghi molto certi aspetti dell’animo umano; speriamo non sia troppo ambizioso. A proposito di idee ambiziose, chiudo con quello che è il mio progetto più grande, difficile e in prospettiva lontano: scrivere un romanzo storico ambientato in Italia.

6 commenti:

  1. Ciao Ariel,
    mi sono già ritrovata iscritta al tuo blog aha:D
    Molto carina l'intervista. Ho avuto il piacere di segnalare questo romanzo anche sul mio sito ^^
    Buona serata.

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    1. Ciao Nicky, mi fa piacere, grazie! Buona giornata :-)

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  2. Bell'intervista..Auguri a Pietro Tulipano e ad Ariel per il suo blog. Complmenti!! Buona serata.

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