lunedì 9 ottobre 2017

Intervista ad Alessandro Dainotti

Cari lettori, iniziamo la settimana con una nuova intervista, questa volta dedicata allo scrittore Alessandro Dainotti e alla sua opera "Un giorno qualunque": buona lettura!


 
1. Ciao Alessandro, benvenuto nel mio blog! Per iniziare a conoscerci raccontaci un po’ di te.
 
Ciao Ariel e grazie per il benvenuto. Che dire? Sono siciliano di nascita, romano di adozione e londinese per dovere. Amo leggere, andare al cinema, giocare all xBox, bere in compagnia dei miei amici, spendere la domenica in compagnia della famiglia. Sono disordinato, distratto e penso sempre a troppe cose contemporaneamente.

2. Quando hai iniziato a scrivere?
 
Ho iniziato a scrivere quando avevo 22 anni. C’era l’idea per una storia che mi girava in testa da molto tempo e non riuscivo a sbarazzarmene, così ho pensato che l’unica soluzione era quella di buttarla su carta, di darle un senso con le parole scritte e non più con quelle che mi ruotavano in mente. Dopo un paio di giorni dal quel momento, mi sono ritrovato in mano le prime pagine di quello che credevo sarebbe stato il mio primo romanzo. Purtroppo non l’ho terminato, ma so che è in attesa di essere ripreso.

3. Com’è nato “Un giorno qualunque”?
 
“Un giorno qualunque” è nato durante un viaggio in treno. Mi trovavo in un periodo poco sereno della mia vita e sentivo la necessità di riprendermi, ma non sapevo quale strada imboccare. Ho preso carta e penna ed ho iniziato a scrivere una lista delle cose che non andavano bene. A queste ho aggiunto una breve descrizione dei motivi per cui quelle cose non funzionavano e in pochi attimi ho avuto un breve resoconto dei miei ultimi mesi, che ho visto come una storia indipendente da me. A quel punto mi è subito venuto in mente il finale che volevo per quella storia e ho cominciato a scrivere l’incipit del romanzo.

4. Quali sono le caratteristiche che hai voluto far risaltare nel protagonista Adriano?
 
Volevo un personaggio in cui ogni lettore si potesse riconoscere senza difficoltà, per questo sono stato attento a non dargli una caratteristica in particolare. Adriano vive una vita comune a molte altre persone e fa scelte in cui tanti si riconoscono. Questo è uno dei motivi per cui il lettore arriva ad amare Adriano e, verso la fine del romanzo, a odiarlo quasi completamente. Sono due sentimenti del tutto discordanti, che non mi sarei mai aspettato, ma molti lettori si accomunano nelle ragioni del loro giudizio.

5. Raccontaci qualcosa di qualche personaggio secondario.

Uno dei miei personaggi secondari preferiti è Bruno, il migliore amico di Adriano. Lui è l’unico che non si prende mai sul serio. Affronta la vita con leggerezza e trova sempre il lato positivo in ogni situazione. Tutte le volte in cui fa la sua apparizione nella storia, il lettore sorride per le battute che Bruno dice o per le situazioni paradossali in cui va a cacciarsi. Tutto ciò può farlo apparire come un personaggio banale e frivolo, ma non è così. Quando sarà il momento di mostrare il coraggio, Bruno sarà in prima linea, pronto a difendere la verità anche a costo di mettersi contro le persone a cui vuole bene.

6. Quali sono le tematiche che hai voluto far risaltare nel tuo romanzo e perché?
 
Sono molte le tematiche che ho voluto affrontare: immigrazione, amore, crisi (economica e generazionale), omosessualità. Sono tutte tematiche che sento vicine e che coinvolgono in pieno il periodo storico che stiamo vivendo. Nella mia scrittura mi piace raccontare il mondo per come lo vivo e lo vedo io. Mi piace il pensiero di poter fornire ai lettori dei punti di vista che prima non avevano preso in considerazione.

7. Tre aggettivi per descrivere il tuo libro.
 
Attuale, introspettivo, agrodolce.

8. C’è uno scrittore, o anche più di uno, al quale ti ispiri quando scrivi?

Adoro Michael Cunningham e Anne Rice. Sono due scrittori che ammiro profondamente; il primo per la capacità di cogliere l’attimo nelle vite dei suoi personaggi, la seconda per la poesia della sua voce narrante. Mi ispiro a loro due come modelli di scrittura a cui vorrei arrivare, anche se il mio stile è molto diverso dal loro, soprattutto nelle descrizioni.

9. Com’è il tuo rapporto con il pubblico? Hai tenuto delle presentazioni?

“Un giorno qualunque” mi ha portato in diverse città e in diverse situazioni, ognuna della quali con un pubblico diverso. La prima esperienza in assoluto è stata la Fiera del libro di Firenze. Prima di allora non mi ero mai confrontato con il pubblico e devo ammettere che è stata un’emozione grandissima, soprattutto considerando la mia timidezza di base. Il primo giorno ero una statua di sale, poi ho imparato a sciogliermi e ad approcciare le persone. Le presentazioni sono diverse; sai che le persone sono venute apposta per te, e questo ti fa venire l’ansia da prestazione. Ma anche lì é questione di istanti: bisogna inspirare a fondo e far parlare il cuore.

10. Ti piacerebbe continuare a scrivere e a pubblicare? Hai in cantiere qualche altro progetto?

Certo! Dalla pubblicazione de “Un giorno qualunque” mi sono preso un paio di mesi di sosta per dedicarmi alla promozione del libro. Da poco mi sono rimesso a scrivere su un nuovo progetto, che spero di terminare in breve tempo. Stavolta i personaggi principali saranno due: una madre divorziata e una bambina. Voglio mettere a confronto due generazioni diverse e due modi di vivere il proprio corpo secondo stereotipi sociali opposti.

E con quest'ultima risposta ringrazio Alessandro per il tempo dedicatoci e vi dò appuntamento alla prossima intervista!

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