lunedì 14 maggio 2018

La lanterna dell'amicizia- Vorrei una bambola


Cari lettori, come ogni lunedì, ecco il nuovo capitolo della mia breve storia per bambini. Il capitolo che vi presento oggi è il terzo e s'intitola "Vorrei una bambola", nel quale Amina cercherà di rispondere alla domanda contenuta nel misterioso messaggio: che cosa desidera?

 
Quella sera Amina fece fatica ad addormentarsi, perché continuava a pensare a quel misterioso messaggio. Era stato scritto con un inchiostro blu e con una calligrafia grande, dall’andatura decisa e marcata. Non sembrava quella di un bambino, forse più di una giovane donna. E se invece si fosse trattato di un ragazzo, magari uno studente universitario come Martina? 


 Dopo lo stupore iniziale Amina si era accorta che assieme al biglietto era stato aggiunto un francobollo. La bambina sapeva di cosa si trattava, perché glielo aveva insegnato proprio quell’anno la loro maestra, la signorina Merisi, una donna che aveva da tempo superato i sessant’anni e che aveva ritenuto opportuno insegnare ai suoi giovani alunni come si faceva a scrivere una lettera.


 «Lo so che ormai non si usa più» aveva spiegato loro con la sua vocetta stridula «ma scrivere una lettera è una cosa magica, che purtroppo oggi ha perso la sua importanza, ma che non per questo ha meno fascino. Vi auguro di trovare un amico di penna, prima o poi, è un’esperienza che di certo non potrete mai dimenticare» aveva concluso sospirando, forse perché nella memoria le era riapparso un evento del suo passato, magari un amore di gioventù.


 Fatto sta che Amina aveva seguito con interesse la sua lezione e, anche se la maestra Merisi le metteva un po’ di soggezione, in quella calda serata estiva,  non poté che ringraziarla con il pensiero, per averle dato le conoscenze necessarie per poter rispondere a quella misteriosa domanda. 


 Ma lei era proprio così sicura di voler rispondere a quella lettera? E se sì, che cosa avrebbe potuto scrivere?


 Certo, anche lei voleva un’amica come quella persona misteriosa, anche se, in verità, lei di amiche ne aveva, ma purtroppo erano tutte lontane. E non si trattava solo della cugina Aisha, ma anche di Fatima, di Jasmine, di Amal, e pure di Abir, che considerava tale nonostante una volta avesse litigato con lei a causa di Hassan, un loro compagno di classe che stava simpatico a entrambe. Chissà ora dov’erano finite: di Aisha sapeva solo che era rimasta in Libia, ma che si era trasferita in una città più sicura, che non era stata ancora invasa dalle truppe nemiche, mentre delle altre amiche non aveva più avuto notizie. Era passato così tanto tempo che a volte Amina faceva fatica a ricordare i tratti dei loro volti, e sentiva che il loro ricordo si stava affievolendo sempre di più. “Le amiche sono importanti, con loro ho passato molti bei momenti: ci sono andata a scuola; ho giocato a palla per le vie del mio paese; ho scambiato giocattoli e segreti; ma se spariscono poi ti senti sola lo stesso, anche se sai di averle” pensò amareggiata “e per questo io non voglio un’amica, preferisco una bambola, una bella bambola che possa farmi compagnia e non lasciarmi mai sola, nemmeno quando vado a dormire o quando mi viene la voglia di ritornare nel mio paese. Una bambola con la quale mi posso divertire a creare storie ma anche a pettinare e a vestire”.


 Fu con questa consapevolezza che la bambina si addormentò: finalmente, aveva trovato una risposta alla strana domanda del messaggio misterioso.

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